3 maggio 2013 – Tornado in Emilia, grandine eccezionale nel Veronese

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Undici feriti, nessuno grave, quasi tutti colpiti da calcinacci o oggetti trasportati dal vento, due malori. Sono gli effetti della tromba d’aria che si è improvvisamente abbattuta, nel pomeriggio, su parte dell’Emilia, sferzata anche da una violenta grandinata con chicchi del diametro fino a cinque centimetri. A poco più di due settimane dall’anniversario del terremoto, è di nuovo emergenza per le province di Modena e Bologna, fino al confine con quella di Ferrara.

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Immagini Satellite

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credits: NOAA

Animazione Satellitare LINK 

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Immagini Radar

Credits: Arpa Veneto –   Arpa E.R.–   Protezione civile

Animazione radar LINK

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Indici temporaleschi by  Meteonetwork

credits : Meteonetwork.it

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Analisi di Lorenzo Catania

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Cominciamo ad analizzare l’evento per capire quello che è successo.
Partiamo da una considerazione preliminare: l’immagine rappresenta il nord Italia alle 16:45 di oggi. Il temporale, ben evidente, si è formato ormai da un’ora e mezza circa, e viaggia verso il Veneto. E’ nato pressappoco dove ho segnalato con il cerchietto viola. 
I cerchietti bianchi segnalano la posizione di nascita degli altri due nuclei del temporale.
In rosso invece ho evidenziato la posizione raggiunta dagli acquazzoni e dai temporali che ieri erano nati in Piemonte e Lombardia, per poi spostarsi verso est.
Come vedete la zona di nascita del temporale di oggi e la linea rossa sono molto vicine, a pochi chilometri di distanza.
Un caso? Non è detto. Questo è un primo aspetto da indagare: i temporali passati ieri tra Lombardia e Piemonte potrebbero aver raffreddato la colonna d’aria quanto bastava per non far nascere altri cumulonembi quest’oggi, dato che oltretutto è mancato un netto ricambio di aria.
Il “potenziale temporalesco” tra Veneto ed Emilia invece ieri è rimasto intonso, e potrebbe esser stato ulteriormente rinvigorito dall’aria umida spinta dai temporali che sono arrivati morenti (e quindi non più in grado di rovesciare aria secca al suolo) fin verso la linea rossa.
Il giusto innesco (una ventata di aria secca in quota e il calore del Sole) ha poi dato il via poche ore fa alla formazione del primo cumulonembo lungo la linea di maggior accumulo di umidità vicino al suolo, con le conseguenze che abbiamo visto.

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Questa immagine radar del temporale di oggi in Emilia è molto chiara nel mettere in evidenza la struttura della supercella.
La funzione di questo tipo di radar è quella di individuare la grandezza delle gocce di pioggia e dei cristalli di ghiaccio all’interno delle nubi per poter poi stimare l’eventuale probabilità ed intensità della pioggia. In caso di cumulonembi il segnale diventa più forte e tende al rosso e poi al bianco a causa della presenza di gocce molto grandi e chicchi di grandine nel cuore della nuvola. In caso di cumulonembi particolarmente alti in presenza di aria umida e calda (specie in basso) si raggiungono i valori più alti. 
Ed oggi questa soglia si è raggiunta, come si vede a sinistra su quelle due “macchie”, corrispondenti ai due nuclei più a sud del temporale.
A me – come a tanti altri che da anni osservano le immagini satellitari – non può non saltare all’occhio la somiglianza di quelle macchie con la distribuzione delle nuvole che si vede dal satellite in presenza di perturbazioni estese e robuste.
In particolare a destra ho provato a disegnare quelli che sarebbero gli equivalenti dei fronti caldi, freddi e occlusi. 
La macchia più in basso – come vedete – ha un piccolo “fronte occluso”, un ricciolino che si aggroviglia attorno a quello che sarebbe il centro della bassa pressione, l’occhio del ciclone. E … la bassa pressione c’è! Esiste! Ed è quello che viene chiamato mesociclone, ossia la bassa pressione ampia qualche chilometro che è in grado di generare le supercelle, ossia i cumulonembi rotanti.
Proprio dove si trova l’occhio del ciclone c’è la pressione più bassa, con un crollo che rispetto ai dintorni PUO’ diventare particolarmente forte a causa di un’aspirazione dell’aria dal basso altrettanto forte, magari esasperata, addirittura così forte che … la Fisica ci “regala” un tornado!
Il ramo caldo (in rosso) invece in sostanza corrisponde alla parte del cumulonembo dove c’è la torre principale; qui l’aria umida e calda aspirata velocemente dal basso nel settore occluso sale rapidamente verso la tropopausa, formando la parte più vistosa della nube, quella che illuminata dal Sole appare come un “cavolfiore” bianco e compatto. E spesso in caso di supercella in questo settore cadono i chicchi di grandine più grandi.
Il ramo freddo è la traccia dell’aria secca rovesciata dall’alto dall’acquazzone o dalla grandinata, e ad occhio nudo corrisponde ad una striscia di cumuli che corrono verso il centro della bassa pressione.
Anche la “macchia” più in alto ha una struttura simile, solo che qui il ramo occluso non si è (ancora?) formato

Credits: Lorenzo Catania

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Le immagini dell’evento vorticoso

credits: Meteonetwork.it

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 Le immagini della grandine

credits: Meteonetwork.it

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I danni

credits: Meteonetwork.it    ilrestodelcarlino.it   mirandolameteo.it   gazzettadimodena.it

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Il video:

credits: telegraph.co.uk

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A breve una analisi dettagliata degli amici del  Thundertstorm di Meteonetwork LINK

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